SLAVA POLUNIN: UN CLOWN IN TEATRO


TESI DI RUSCONI LIDIA


Vjacheslac Ivanovic Polunin, nasce nel 1950 nella fredda steppa russa, un bambino che amava raccontare storie, costruire case sugli alberi e organizzare buffe feste con gli amici, insomma un bambino che viveva nel suo felice mondo fantastico. Slava Polunin, un uomo, che ancora, a  distanza di mezzo secolo, non ha mai abbandonato questo mondo a metà strada tra realtà e sogno, concretizzatosi nel 1993 nella produzione teatrale Slava’s Snow Show che ormai da quasi vent’anni vive nei teatri di oltre quindici paesi in tutto il mondo facendo sognare più di tre milioni di spettatori.

Uno spettacolo che nasce come specchio della società russa post-sovietica degli anni ’90 e dall’idea di riportare il clown nelle strade e nelle piazze, per cercare di riallacciare uno stretto contatto con il pubblico. Partendo dall’insegnamento di Chaplin, Marcel Marceau, Totò, Fellini, ispirandosi alla Commedia francese e al musical inglese, Slava crea una successione di scene nella quale riunisce i migliori personaggi, scenografie  e gags da lui creati.

Il lavoro di studio di Lidia si basa sull’analisi di fonti documentarie alternative: schede tecniche, una settantina di recensioni, interviste, materiale fotografico e video, rassegne stampe di Italia, Francia, Spagna, Inghilterra e Stati uniti, ha analizzato lo spettacolo da un punto di vista tecnico, nella sua successione ritmico-narrativa dei tableaux, ma soprattutto nell’innovativo rapporto che Slava istituisce tra artista, personaggio e pubblico. Asisyai, il clown protagonista dello spettacolo, viene finalmente sganciato dall’identità dei diversi interpreti, il clown giallo si presenta sul palco quindi senza nome, ma non per questo privo di personalità : Slava è infatti il primo artista che decide di farsi clonare nei suoi spettacoli da sostituti.

Un teatro che rifiuta la parola, in quanto barriera culturale per la diffusione dei messaggi, creando un linguaggio universale, che immerge il pubblico in un sogno.

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