FREAK SHOW: LO SPETTACOLO DEI PRODIGI

 

TESI DI RONCA MARTINA 

 

La tesi di Martina Ronca affronta un argomento che da sempre ha affascinato chi si è approcciato da profano al mondo circense: stiamo parlando della “sotto-cultura” del freak show.

Si tratta di studi che in Italia purtroppo non hanno trovato interessanti sviluppi, essendo questa una nazione priva di una simile tradizione. Al contrario fu l’America a decretarne l’ascesa nel corso dell’800, nel personaggio chiave dell’impresario P.T. Barnum che seppe sfruttare  stabilmente queste “stranezze umane” nel suo più grande spettacolo del mondo.

Circhi, musei, fiere, parchi divertimento ed esposizioni universali divennero i luoghi privilegiati dove poter osservare queste persone affette da deformazioni fisiche sin dalla nascita. L’anomalia, la diversità e il mostruoso divennero così paradossalmente oggetto di sovraesposizione mediatica e di incredibile fascino proprio per la singolarità.

Martina, nella sua tesi in Storia e tecnica della fotografia è partita dal presupposto che il freak show fu un fenomeno storico, con una sua cronologia e una sua documentazione, indissolubilmente legata alla storia della fotografia, da ciò l’idea di affiancare al breve excursus storico sull’evoluzione di questo genere spettacolare, un’appendice fotografica nella quale sono stati inseriti inedite fotografie provenienti dai diversi fondi conservati al CEDAC.

Lo studio del rapporto intercorso tra la fotografia e il fenomeno freak ha fatto emergere interessanti connessioni storiche come ad esempio il successo dei sideshow parallelamente alla polarizzazione della fotografia e il loro successivo declino a seguito delle novità cinematografiche. Legame, questo, che trova solide basi storiche nel caso dell’edificio che P.T. Barnum adibì a mostra di meraviglie umane a pochi metri dallo studio fotografico di Mathew B. Brady a New York.

L’analisi storica del fenomeno ha fatto emergere altresì interessanti spunti sociologici, dimostrando come la fotografia abbia saputo dare nuova dignità a questa “categoria”.

Alla fotografia va quindi riconosciuta la capacità di aver saputo rendere reale e umano ciò che la storia ha sempre confinato all’interno di una dimensione mitica e surreale.

CONSULTA L'INDICE