IL CLOWN E IL POTERE. DALLA CORTE ALLA STRADA

 

TESI DI MERONI ANDREA

 

Il clown e il potere. Una tesi di Laurea magistrale volta a analizzare le caratteristiche specifiche del clown e il rapporto di quest’ultimo con il potere sia esso di autorità, di ragione, religione, bellezza, moda: le verità assolute e immobili della vita.

L’imperfezione del buffone, del jester shakespeariano, del clown circense, sia esso bianco oppure augusto, del giullare principesco sembra essere la sola condizione umana per vivere con libertà. L’elaborato sviluppa l’analisi del rapporto menzionato ripercorrendo i vari luoghi d’agire del comico, nell’arco dei secoli: le corti e le piazze tra Medioevo e Rinascimento, la pista del circo, il palcoscenico teatrale, il set cinematografico, la strada di città in un gioco di maschere e sovvertimenti di gerarchie. Il clown come scardinatore dei divieti imposti dall’autorità esemplificati nell’icona russa di Anatolj Durov, comico nel freddo impero comunista, nei saltimbanchi di strada descritti dalle parole di Giorgio Gaber, artisti contro le regole ferree del vivere comune, nelle missioni di vita portate alla luce da due icone dell’arte comica sociale: Patch Adams e Miloud Oukili. In quest’ultimo esempio, la clownerie diventa veicolo e ambasciatrice di valori di pace e amicizia nei luoghi della sofferenza. Un antidoto al dolore, che non vuole minimizzare i problemi di fondo, ma vuole portare sollievo attraverso la meraviglia. Accanto a loro i contemporanei Fo, Jango Edwards e Leo Bassi, volti attuali del riso di tutti noi. Sono diversi volti della clownerie immortale che oltrepassa i comuni orizzonti, tutti artefici del proprio destino, della propria libertà travestita da anarchia, tutti così diversi tra loro eppure così simili nelle armi proprie di questo artista: il fallimento, condizione nella quale si manifesta il lato ridicolo del clown insito in ogni essere umano; il conflitto, perenne tensione che il clown vive con se stesso e con il pubblico; la maschera, come simbolo dell’identità comica per eccellenza; il gioco come condizione di vita perenne.  

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