DI CORPI E DI SOGNI. IL CIRCO CONTEMPORANEO TRA STORIA, PROTAGONISTI ED ESTETICHE


TESI DI CUGINI CHIARA


Il nuovo circo visto e analizzato da Chiara Cugini. Una mise en scene che ha visto la luce negli anni Ottanta, come nuova era di uno spettacolo che vedeva spegnere i propri riflettori. Si tratterebbe di un secondo tempo, di una sorta di rinascita dalla tradizione. Nato in Francia, nazione che ha dato i natali a numerose scuole, tra le quali il Conservatorio des Arts du Cirque et du Mime, di Silvia Monfort e Alexis Gruss, L’Ecole Nationale du Cirque Annie Fratellini, fino alla fondazione in un circo stabile di Chalons-en-Champagne, nel 1986, della prestigiosa scuola francese denominata CNAC Centre National des Arts du Cirque. Si tratta di un’istituzione che diploma, ogni anno, artisti polivalenti e di altissimo livello tecnico, parti integranti, quasi sempre, delle migliori compagnie di circo contemporaneo a livello mondiale. Dalla presa di coscienza, sull’intero panorama internazionale, dell’esito vincente, in termini di impatto sul pubblico, di questa nuova forma di fare spettacolo circense, proliferano un po’ ovunque, compagnie che, piano, piano, invadono con eleganza, poesia, e il classico métissage, teatri, piazze e festival, e lo fanno in modo esclusivo. I nomi sono molteplici: Cirque Plume, Baroque, Zingaro, Bidon, Archaos, la Compagnie Anomalie, la Compagnie Foraine, le Cirque Désaccordé e il canadese Eloize e l’australiano Oz, per concludere con il caso parmense del Teatro Necessario. Sono tutte compagnie che vedono confondere, nel loro stile, i nomi più prestigiosi del panorama dell’entertainment mondiale, quali, ad esempio, Franco Dragone, Josef Nadj e Christian Taguet, fondatore del Puits aux Images, ma anche Alessandra Galante Garrone e Jerome Thomas. Si tratta di un autentico fenomeno che va a rivedere e, in parte, a scardinare, gli elementi portanti del circo di tradizione. Con il nouveau cirque spariscono gli animali, la cornice drammatica viene abbandonata, il concetto stesso di numero cambia forma, il palcoscenico è preferito alla pista e strutture alternative diventano location ideali al posto dello chapiteau. E lo spettacolo più classico e tradizionale muta le estetiche per diventare teatro, danza, musica, opera e anche circo   

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