TOTÒ, IL CIRCO E IL TEATRO DI VARIETÀ. LE RADICI POPOLARI DI UN PERSONAGGIO

 

TESI DI AMATO CHIARA

 

Antonio De Curtis, un uomo chiamato Totò. Si potrebbe riassumere con questa breve frase la tesi di Laurea di Chiara Amato. L’uomo calmo, discreto, generoso, silenzioso e il personaggio, i suoi rapporti poliedrici con il circo, il teatro, il cinema, lo spettacolo di varietà, l’avanspettacolo e la sua incredibile espressività, il suo carattere a metà strada tra l’eleganza da Lord e l’abilità di un trasformista. Un umile, onnivoro osservatore dell’universo spettacolare variamente inteso, spinto a ciò da un qualcosa di dannatamente speciale nel cuore, una sorta di sindrome che lui chiamava “ignoranza culturale” e che Chiara, lasciando trasparire la passione per un uomo passato alla storia come il Principe De Curtis, definisce, invece “preziosa ingenuità d’animo”.

Una tesi suddivisa in quattro sezioni volte a sviscerare i segreti di Totò, e, prima di tutto, dell’uomo che indossava il costume di un personaggio diventato leggenda, visto attraverso gli occhi della figlia, Liliana De Curtis. La napoletanità a fare da sottofondo alla formazione dell’uomo-artista, la Commedia dell’arte come riferimento costante, il circo come ispirazione imperitura. La rilettura del tutto attraverso uno stile singolare per dare vita ad un autentico clown della cinematografia italiana. L’excursus, poi, con un incalzare continuo, procede e mette a confronto Totò con i grandi nomi comici dello schermo: Gustavo De Marco, George Carl, Buster Keaton, il genio di Charlot.

Maestro indiscusso del comico, la sua vita artistica, la sua formazione sospesa sulla storia di tutte le arti che riporta magistralmente in vita ogni qualvolta l’espressività inizia a far sentire il richiamo, il suo teatro simile a quello di molti grandi, ma diverso da tutti, sfiorando l’unicità, e poi il cinema, il suo cinema divenuto immortale. Una maschera a tutti gli effetti, una marionetta d’altri tempi, un burattino manovrato da Dio, evidentemente, enciclopedico clown, inesausto ricercatore di ispirazioni vitali per rendere ancora più raffinato non solo un nome anagrafico, ma lui, semplicemente Principe Totò.